
Il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato l'impegno di Papa Francesco nei confronti dello sport e dei valori dei Giochi Olimpici. Thomas Bach, ha espresso le condoglianze del mondo sportivo per la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco; Il Pontefice è stato un costante sostenitore del Movimento Olimpico ed è stato insignito del Collare d'oro dell'Ordine Olimpico nel 2013, durante una cerimonia in Vaticano, come riconoscimento della sua comprensione del bene che lo sport può fare ai giovani e del suo desiderio di costruire la pace.
"Con la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco perdiamo un grande amico e sostenitore del Movimento Olimpico. Il suo sostegno alla missione di pace e solidarietà dei Giochi Olimpici e alle iniziative del CIO a favore dei rifugiati è stato incrollabile", ha dichiarato il Presidente del CIO.
"Ho potuto conoscere Sua Santità come un intellettuale umile con un ottimo senso dell'umorismo. La sua profonda passione per lo sport e i valori Olimpici era continuamente evidente. Gli saremo sempre grati per l'ispirazione, l'incoraggiamento e il sostegno che ha offerto al Movimento Olimpico durante i nostri incontri", ha proseguito il Presidente Bach.
Il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale è in carica dal 2013 ed il suo mandato scadrà il 25 giugno 2025, quando sarà sostituito dalla ex nuotatrice zimbabwese Kirsty Coventry, prima donna e prima persona proveniente dal continente africano a ricoprire tale incarico, eletta nella 144ª sessione del CIO, svoltasi il 20 marzo 2025 in Grecia.
Thomas Bach è stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco in diverse occasioni.
“Durante il mio mandato di Presidente del CIO, ho ricevuto molta forza dal suo costante sostegno ai Giochi Olimpici e alla nostra missione di costruire un mondo migliore attraverso lo sport”, ha sottolineato il Presidente Bach.
“La sua voce potente a sostegno dei rifugiati è un esempio lampante del suo impegno e mi ha ispirato a creare la prima Squadra Olimpica dei Rifugiati per i Giochi Olimpici di Rio 2016”, ha continuato. "Per tre edizioni dei Giochi Olimpici, ha seguito e sostenuto questa iniziativa, incoraggiandone la crescita. Questo ha portato alla creazione della Refugee Olympic Foundation nel 2017".
Nel 2016, il Vaticano, le Nazioni Unite e il CIO hanno organizzato la conferenza “Fede e sport”, ospitata sotto la guida di Papa Francesco. La conferenza “Sport per tutti”, che il Papa ha presieduto nel 2022, è stata un altro segno dell'impegno del Papa per lo sport.
A proposito dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, il Papa aveva parlato della “gioia di accogliere il mondo intero” ai Giochi. Ha elogiato il potere dei Giochi Olimpici di unire il mondo, osservando che essi “possono offrire l'opportunità, attraverso lo sport, di essere testimoni di un'autentica espressione della fraternità di cui il mondo ha tanto bisogno”.
Durante la sua ultima udienza privata con il Presidente del CIO, nel gennaio di quest'anno, Sua Santità si è congratulato e ha ringraziato il CIO per il messaggio di solidarietà e di pace inviato dai Giochi Olimpici di Parigi 2024 e si è unito all'appello del Movimento Olimpico per la pace.

Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, recependo le indicazioni contenute nel DPCM di ieri, invita le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva a sospendere ogni evento sportivo in programma sabato 26 aprile, nella giornata delle esequie del Santo Padre Francesco, rinnovando altresì l’invito a far osservare un minuto di silenzio nelle manifestazioni agonistiche che si disputeranno nell’arco della settimana per onorare la memoria del Pontefice.

Papa Francesco è stato un uomo di sport, nel senso di sport praticato. Da ragazzo ha giocato a basket e ha amato il calcio. Ma anche nel senso di strenuo difensore dell'importanza dello sport, come “un alleato formidabile nel costruire la pace”. Ed è tornato a farlo in più occasioni, sottolineando che è “un generatore di comunità”, soprattutto per i giovani perché “crea socialità”, fa “nascere amicizie”, crea condivisione, partecipazione e senso di appartenenza. “Lo sport può essere simbolo di unità per una società, un’esperienza di integrazione, un esempio di coesione e un messaggio di concordia e di pace”.
In più occasioni si è parlato di una possibile enciclica sullo sport da parte di Jorge Bergoglio. Ma un suo messaggio - forte e potente - è arrivato ad esempio nel gennaio del 2021 con una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, che da molti fu definita una “enciclica laica sullo sport”.
In 7 punti - dal rispetto all'impegno passando per il sacrificio, l'inclusione e lo spirito di gruppo - il Pontefice delineò la sua idea dello sport. La Rosea in uno straordinario omaggio ha ripreso oggi, in seguito al suo “ricongiungimento alla casa del Padre”, una serie di concetti sullo Sport che trascendono qualsiasi Fede, religiosa…o di Club. Ne riportiamo alcuni estratti.
Sulla lealtà:
“Le scorciatoie rappresentano una delle tentazioni con cui spesso abbiamo a che fare nella vita: pensiamo sia la soluzione immediata e più conveniente ma quasi sempre conduce a degli esiti negativi. La scorciatoia, infatti, è l’arte di imbrogliare le carte. Penso, ad esempio, a chi va in montagna: la tentazione di cercare scorciatoie per giungere prima alla vetta, anziché percorrere sentieri segnati, nasconde spesso e inevitabilmente un lato tragico. Questo capita anche nell’allenamento delle differenti discipline sportive: l’obiettivo di portare la competizione sempre più al limite può condurre a cercare scorciatoie che possono manifestarsi attraverso qualcuno che dice: “Conosco una scorciatoia per arrivare prima”. Il gioco e lo sport in genere sono belli quando si rispettano le regole”
Sull’impegno:
“Il talento è niente senza applicazione: si può nascere talentuosi ma non ci si può addormentare sopra il talento. È il tema dell’impegno. “La storia, non solo quella sportiva, racconta di tanta gente di talento che si è poi persa strada facendo. La stessa parabola dei talenti (Mt 25,14-30) ci viene in aiuto in questa riflessione: il servo che al ritorno del padrone restituisce il talento ricevuto, che per paura aveva nascosto sotto terra, viene considerato malvagio non perché ha rubato ma proprio perché non ha messo a frutto ciò che aveva ricevuto in dono. Nello sport non basta avere talento per vincere: occorre custodirlo, plasmarlo, allenarlo, viverlo come l’occasione per inseguire e manifestare il meglio di noi”.
Sul sacrificio:
“Il “sacrificio” è termine che lo sport spartisce con la religione: “sacrum-facere” è dare sacralità alla fatica. “A nessuno piace fare fatica perché la fatica è un peso che ti spezza. Se, però, nella fatica riesci a trovare un significato, allora il suo giogo si fa più lieve. L’atleta è un po’ come il santo: conosce la fatica ma non gli pesa perché, nella fatica, è capace di intravedere oltre, qualcos’altro. Trova una motivazione, che gli permette non solo di affrontare la fatica ma quasi di rallegrarsi per essa: senza motivazione, infatti, non si può affrontare il sacrificio. Il sacrificio, poi, richiede disciplina perché possa diventare successo. Penso, ad esempio, alla specialità del getto del peso: non è il peso, il carico, che ti fa cadere, ma come lo porti e lo lanci. Se non resti concentrato sull’obiettivo e non hai una motivazione forte, il peso ti sbilancia e ti farà cadere a terra”.
Sull’Ascesi dell’Atleta:
“Nell’antichità anche il soldato era un asceta: infatti è l’esercizio che rende asceti e proprio attraverso l’esercizio costante e faticoso si affina qualche abilità. Lo sport rappresenta tutto questo molto bene: mi immagino le scalate sugli Ottomila metri, le immersioni negli abissi, le attraversate degli oceani come dei tentativi per ricercare una dimensione diversa, più alta, meno abituale. È riscoprire la possibilità dello stupore.
Quando sant’Ignazio di Loyola ha scritto gli Esercizi Spirituali, l’ha fatto ripensando alla sua storia passata di soldato, fatta di esercizi, addestramenti, allenamenti. Intuisce che anche lo spirito, come il corpo, va allenato. Esercitarsi, poi, richiede una disciplina: gli esercizi sono buoni maestri. Guillaume de Saint-Thierry, un monaco belga vissuto nel XII secolo, dice che “la volontà genera la pratica, la pratica genera l’esercizio e l’esercizio procura le forze per qualsiasi lavoro”. L’esercitazione alla bontà, alla bellezza, alla verità sono delle occasioni in cui l’uomo può scoprire dentro di sé delle risorse inaspettate. Per poi giocarsele”
Su Vittoria e sconfitta:
“C’è un proverbio arabo che recita: “Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”. La tua resa è il sogno del tuo avversario: arrenderti è lasciargli la vittoria. È sempre un rischio: “E se avessi resistito un attimo in più?”, continuerai a dirti per chissà quante volte vedendo com’è andata a finire. Poi è anche vero che ci sono giorni in cui è meglio continuare a lottare, altri in cui è più saggio lasciare perdere. La vita assomiglia ad una guerra: si può anche perdere una battaglia, ma la guerra quella no! Un uomo non muore quando è sconfitto: muore quando si arrende, quando cessa di combattere”
Sul ruolo del Campione:
“Il “campione” diventa, per forza di cose, un modello d’ispirazione per altri, una sorta di musa ispiratrice, un punto di riferimento. È importante che gli sportivi e i campioni abbiano la consapevolezza di quanto una loro parola, un loro atteggiamento, possa incidere su migliaia di persone”
Sul rapporto tra Chiesa e Sport:
“La Chiesa ha sempre nutrito grande interesse verso il mondo dello sport. Possiamo dire che nello sport le comunità cristiane hanno individuato una delle grammatiche più comprensibili per parlare ai giovani. Pensiamo a don Bosco e agli oratori salesiani ma pensiamo a tutte le parrocchie del mondo, anche e soprattutto le più povere, nelle quali c’è sempre un campetto a disposizione per giocare e fare sport. Attraverso la pratica sportiva si incoraggia un giovane a dare il meglio di sé, a porsi un obiettivo da raggiungere, a non scoraggiarsi, a collaborare in un gruppo”
Sul suo personale rapporto con lo Sport, Alfa e Omega, dove è cominciato:
“Ricordo molto bene e con piacere quando, da bambino, con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasómetro. Ho memoria, in modo particolare, del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse. Ricordo quelle giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue. Poi ho un altro ricordo, quello del pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa. Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un “pata dura”, letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte… E ho giocato anche a basket, mi piaceva il basket perché mio papà era una colonna della squadra di pallacanestro del San Lorenzo”
Anche per questo sono tanti i messaggi di cordoglio e di ricordo che arrivano oggi dal mondo dello sport, per piangere la morte di Papa Francesco.

Questa mattina alle 7.35 il Santo Padre ci ha lasciati: il Presidente del CONI Giovanni Malagò invita le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Associate e gli Enti di Promozione Sportiva a sospendere tutte le attività sportive previste nella giornata odierna e a far osservare un minuto di silenzio nelle manifestazioni agonistiche in programma in Italia nel resto della settimana per piangere la scomparsa del Santo Padre Francesco e onorarne la memoria. Jorge Mario Bergoglio dal 13 marzo del 2013 era la massima autorità all'interno della Chiesa Cattolica; è stato il primo papa gesuita, nonché il primo originario di un paese non europeo da molti secoli, e il primo a scegliere come nome Francesco. Aveva 88 anni.

Auguriamo a tutti una Pasqua serena, piena di pace e di gioia.